12/11/2015
Redazione (10055 articles)

I Carabinieri del Comando Provinciale ricordano Nassiriya

Ricordato Fregosi eroe di  Nassiriya 12-11-2015

Oggi 12 novembre ricorre l’anniversario dell’attentato di Nassiriya dove persero la vita 19 italiani, tra questi il Sottotenente dei Carabinieri, lo spezzino Enzo Fregosi.

Il 12 novembre 2003, alle 10.40 la guerra entra nelle case degli italiani: due palazzine in cui risiedono i Carabinieri e i militari del contingente che fa parte dell’operazione “Antica Babilonia” vengono sventrate da un attacco kamikaze.

Il Comando dell’Italian Joint Task Force si trovava a 7 chilometri da Nassiriya, nella base “White Horse” poco lontana dal Comando USA di Tallil.

Il Reggimento MSU-IRAQ, composto da personale dei Carabinieri e della Polizia Militare romena, era diviso su due postazioni: la base “Maestrale”, sulle rive del fiume Eufrate, e la “Libeccio”, entrambe poste al centro dell’abitato di Nassiriya.

Alla base “Maestrale” – nota come “Animal House” nella durante il regime di Saddam Hussein era collocata la sede della Camera di Commercio – si trovava l’Unità di Manovra, mentre alla “Libeccio” avevano sede sia il  Comando del Reggimento che quello del Battaglione MSU.

Il 12 novembre 2003 avvenne quello che poi sapremo essere stato solo il primo grave attentato di Nassiriya: alle ore 10.40 ora locale, le 08.40 in Italia, quattro kamikaze a bordo di un camion che trasportava tra i 150 ed i 300 kg di esplosivo forzarono il posto di blocco all’entrata della base Maestrale.

Ci fu una sparatoria: il Carabiniere Andrea Filippa, di guardia all’ingresso della base, riuscì ad uccidere due attentatori, tant’è che il camion, diretto alla palazzina di tre piani che ospitava l’area logistica italiana, non penetrò completamente. Si bloccò sul cancello di entrata evitando così una strage di più ampie proporzioni.

L’esplosione fu comunque potentissima e fece crollare gran parte dell’edificio e danneggiò gravemente la palazzina dove aveva sede il Comando, nella base Libeccio che sorgeva a circa 100 metri di distanza, sulla sponda opposta del fiume Eufrate.

I vetri delle finestre dell’edificio andarono in frantumi e anche gli infissi furono gravemente danneggiati. Nel cortile della base Maestrale, invece, molti mezzi militari presero fuoco ed andò in fiamme anche il deposito delle munizioni. Andarono distrutti anche gli uffici di un edificio ove aveva sede una Ong americana, la International MedicalCorps, attiva nella zona da circa sei mesi, e tra il personale della Ong vi furono almeno altri 10 feriti, tra cui lo stesso Coordinatore.

Il traffico nella zona circostante restò completamente paralizzato, mentre la popolazione scese in strada in preda al panico. I primi soccorsi furono prestati dai Carabinieri stessi, dalla nuova polizia irachena e dai civili del luogo.

Nell’esplosione era rimasta coinvolta anche la troupe del regista Stefano Rolla, che si trovava sul luogo per girare uno sceneggiato sulla ricostruzione a Nassiriya da parte dei soldati italiani, nonché i militari dell’Esercito Italiano di scorta alla troupe che si erano lì fermati per una sosta logistica.

 

Tra le vittime il Sottotenente dei Carabinieri Enzo Fregosi, di 56 anni, ex comandante del NAS di Livorno, ma già in precedenza operatore del GIS, ove viveva con la famiglia. Lascia moglie e due figli, un maschio, anche lui Carabiniere, e una ragazza che studia all’Università. I suoi famigliari ancora oggi vivono alla Spezia. Era partito per l’Iraq il 17 luglio 2003 e stava rientrare in Italia. A casa stavano già preparando la festa per il suo ritorno.

Martedì 18 novembre, alle 11.00, si tennero nella Basilica di San Paolo fuori le Mura a Roma i funerali dei 19 caduti nell’attentato: almeno 500mila i cittadini che vi parteciparono.

Ma ancora di più, oltre un milione, avevano reso omaggio alle vittime nella camera ardente allestita nel Sacrario delle Bandiere all’interno dell’Altare della Patria (per la prima volta nella sua quasi secolare vita il Vittoriano venne utilizzato per tale scopo).

Dalle prime ore della mattina del 17 novembre centinaia di migliaia di persone di tutte le età, ceto sociale, idee politiche si misero infila per visitare la camera ardente, mentre i fiori recati dai cittadini riempivano completamente la scalea d’ingresso del Monumento Nazionale.

Talmente tanti erano ancora in fila la mattina successiva che la cerimonia dei funerali di Stato dovette subire un piccolo ritardo, ma  il corteo funebre riuscì infine a lasciare l’Altare della Patria alle 9 in punto, accompagnato dalle note della “Marcia Funebre” di Chopin suonata dalla Banda dell’Arma: i camion dell’Esercito e dei Carabinieri, con a bordo le spoglie dei Caduti avvolti nel Tricolore, attraversarono le strade di Roma tra due ali di folla silenziosa, scortati dai Corazzieri a cavallo.

La gente comune che non era riuscita a trovare posto all’interno della pur grande Basilica stazionò durante la cerimonia funebre all’esterno della chiesa, in silenzioso raccoglimento. Le esequie vennero presiedute dal Cardinale Camillo Ruini, che durante l’omelia proclamò: “Non fuggiremo davanti a dei terroristi assassini, anzi li fronteggeremo con tutto il coraggio, l’energia e la determinazione di cui siamo capaci. Ma non li odieremo, anzi, non ci stancheremo di sforzarci di far loro capire che tutto l’impegno dell’Italia, compreso il suo coinvolgimento militare, è orientato a salvaguardare e a promuovere una convivenza umana in cui ci siano spazio e dignità per ogni popolo, cultura e religione”.

Con il Presidente Carlo Azeglio Ciampi, che era seduto dietro ai parenti delle vittime, parteciparono al rito le più alte cariche dello Stato, ma soprattutto i militari rimasti feriti nell’esplosione, che avevano già manifestato l’intenzione di tornare in Iraq al più presto.

Tra loro il Maresciallo dei Carabinieri Marilena Iacoboni, che lesse la Preghiera del Carabiniere. Al termine, il Presidente rese un’ultima volta omaggio alle 19 salme prima che i carri funebri lasciassero il piazzale della Basilica, sul sagrato della quale erano schierati plotoni delle diverse Forze Armate per rendere gli onori con un plotone di Corazzieri a cavallo, diretti ai rispettivi luoghi d’origine.

Le stesse scene, di centinaia di cittadini che recavano fiori ed omaggi di ogni tipo – dagli orsetti di peluche e giocattoli da parte dei più piccoli, ad immagini sacre, da lettere manoscritte a disegni e quadri realizzati per l’occasione, sciarpe tricolori, bandiere, gagliardetti – davanti ai Monumenti ai Caduti ed alle caserme dei Carabinieri, si ripeterono in tutto il Paese.

Stamani i Carabinieri del Comando Provinciale della Spezia hanno ricordato tutti i colleghi e i militari caduti in quel tragico attentato. Un cittadino della Spezia ha fatto pervenire un omaggio floreale (foto) in onore delle vittime.

Overall

Commosso ricordo del sottotenente Enzo Fregosi, i cui famigliari vivono ancora alla Spezia